
15 Ott L’arte dei rifugiati in mostra a Venezia
Il 16 settembre del 2003 nasce Shine ed esattamente 16 anni dopo, il 16 settembre 2019, mi ritrovo a festeggiare questo compleanno in un modo insolito.
Alle 16:30 sono insieme a Luca a Venezia, abbiamo ricevuto un invito particolare: parteciperemo ad un evento a Palazzo Querini, una mostra dentro la mostra.
All’inizio non ho ben capito di cosa si trattasse, ma siccome sono un’avventuriera che ama vedere cose nuove e sperimentare esperienze diverse, ho accettato molto volentieri l’invito.
In fondo tutto è ispirazione!
In anteprima ho l’opportunità di visitare la mostra d’arte contemporanea “Rothko in Lampedusa”, che verrà inaugurata ufficialmente il giorno dopo e aperta fino al 24 novembre.
UNHCR e Moleskine Foundation hanno voluto creare questa mostra per dare voce ad artisti affermati ed emergenti che hanno vissuto da rifugiati politici, per mostrare come l’arte per loro sia stata un’ancora di salvezza che ha cambiato completamente le loro vite.
Perché questo titolo?
Mark Rothko è un artista di origine russa che nel 1913 con la famiglia è costretto a vivere da rifugiato politico, emigrando negli stati Uniti, perché di origine ebrea; li ha la possibilità di studiare ed affermarsi come pittore d’arte contemporanea astrattista. Lampedusa invece è ormai diventato un simbolo dell’immigrazione nei nostri giorni.
Dentro questa mostra nasce un’iniziativa particolare: quella di dare la possibilità ad un gruppo di ragazzi rifugiati di vivere un mese a Venezia lavorando ad un workshop, dove il taccuino Moleskine diventa centro dell’iniziativa.
Un progetto educativo rivolto proprio a loro, giovani rifugiati, che usa un processo creativo per stimolare il pensiero critico.
La domanda che gli ideatori di questo progetto si sono posti è stata,”Non è che stiamo togliendo delle opportunità a dei ragazzi, che magari proprio attraverso l’arte possono aggiungere valore anche alle nostre comunità?”.
Ho avuto l’opportunità di vedere i lavori di artisti affermati e di artisti emergenti, ed in mezzo a queste opere i lavori dei ragazzi rifugiati realizzati con i taccuini Moleskine appunto.
Il titolo di questo Workshop era “WHERE IS SOUTH? – Dov’è il sud?”
Mi sono davvero emozionata e commossa nel vedere i loro lavori e nell’ascoltare le loro storie.
Per qualcuno il sud è la bellezza, per qualcuno il sud è la libertà, per qualcuno la casa, per un altro il coraggio, per un altro è l’assurdità…. e sorge spontanea una riflessione: per noi “Dov’è il Sud???”
In un mondo dove ci vogliono far credere che tutto sia sbagliato, tutto negativo, tutto cattivo… dovremmo avere la capacità di guardare le stesse cose da un’altra prospettiva, da un altro punto di vista.
La mia risposta è stata questa: per me il sud è rappresentato dalla lealtà e dall’unione.
Il famoso detto l’unione fa la forza mi risuona continuamente in testa, dopo questa esperienza.
Perché se imparassimo ad unirci in modo leale si potrebbero aprire nuovi orizzonti, l’unione è fulcro di cose belle, importanti, forti.
Questi ragazzi, che in un primo momento potevano sembrare smarriti e soli, ragazzi che hanno vissuto storie di dolore, sofferenza, paura , lasciando le famiglie e le loro culture, erano legati da un grande forza, un sentimento di uguaglianza e di fratellanza, al di là del paese di provenienza, del aspetto fisico e del colore della pelle, quegli occhi brillavano di una luce particolare, una luce di speranza.
Sono rimasta per qualche minuto ipnotizzata di fronte alle immagini fotografate da un’artista emergente, che ha voluto farci capire come loro vedono noi, da un punto di vista diverso, inquietante per certi versi, quello della strada, dove per molto tempo ha dormito.
E per voi, Dov’è il Sud?
Qui potete trovare maggiori info sul progetto:
https://artwithrefugees.unhcr.it/it/
Qui sotto alcuni scatti fra i lavori dei rifugiati che mi hanno colpita di più.